Riduzione dell’impiego di fitofarmaci: tre nuovi bandi del CSR Veneto da 15 milioni di euro
La Giunta regionale del Veneto ha stanziato 15 milioni di euro attraverso tre nuovi bandi del CSR Veneto 2023-2027 a sostegno dei beneficiari che si impegnano nella riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci in agricoltura.
I bandi, approvati con DGR n. 1100 del 12 settembre 2023, pubblicata sul BUR n. 122 del 15 settembre 2023, vengono attivati per la prima volta in Veneto nell’ambito dell’intervento SRA 19 – Riduzione impiego fitofarmaci, attraverso le seguenti tre Azioni specifiche.
Possono presentare domanda di aiuto per queste Azioni gli agricoltori e gli enti pubblici gestori di aziende agricole.
Gli impegni per i beneficiari inizieranno dal 1 gennaio 2024.
La scadenza dei tre bandi è fissata al 14 dicembre 2023.
Consulenza alle imprese agricole: finanziate 20 domande per 5,5 mil. di euro
Disponibile nel sito di Avepa il decreto che approva le graduatorie delle domande ammesse al finanziamento per il bando del tipo di intervento 2.1.1 – Utilizzo dei servizi di consulenza da parte delle aziende della Misura 2 del PSR Veneto 2014-2022.
Bando Contratti di filiera Settore Forestale: pubblicata la graduatoria di ammissibilità
Ad esito della fase istruttoria delle domande che sono state presentate nel giugno scorso a valere sul bando da 10 milioni di euro per contratti di filiera per il settore forestale è stata pubblicata la graduatoria di ammissibilità al sostegno per 12 progetti.
Il clima taglia la produzione Ue di vino (-6%)
L’ondata di maltempo, con la tempesta Ciaran, è l’ultimo colpo di una stagione da dimenticare per il Vigneto Europa dove la produzione cala del 6% a causa degli effetti dei cambiamenti climatici, per un totale di poco più di 150 milioni di ettolitri.
A fare le spese degli effetti del cambiamento climatico quest’anno è soprattutto l’Italia dove è ancora in corso la vendemmia. Il nostro Paese, con il suo patrimonio di biodiversità, è il più esposto agli effetti del meteo pazzo, considerato che le operazioni di raccolta durano oltre 100 giorni, le più lunghe d’Europa, per la presenza sul territorio nazionale di ben 504 varietà iscritte al registro viti (contro le 278 della Francia) che necessitano ognuna di tempi differenti di maturazione. Il risultato è che per la prima volta dopo sette anni, l’Italia ha perso la leadership come produttore di vino in Europa e nel mondo con una produzione stimata di 43,9 milioni di ettolitri in calo del 12% rispetto all’anno scorso mentre la Francia è diventata il primo produttore con 45 milioni di ettolitri, in aumento dell’1,5% rispetto all’anno precedente.
Il maltempo ha penalizzato anche la Spagna che resta il terzo produttore europeo ma accusa un calo del 14% rispetto all’anno scorso, mentre in Germania la produzione stimata è stata di 8,9 milioni di ettolitri con una perdita del 2%. A causa delle conseguenze del cambiamento climatico, con un inverno secco, grandinate, inondazioni e una stagione primaverile piovosa, un forte calo della produzione è stato osservato anche in altri paesi produttori europei come Austria (-6%), Grecia (-23%), Croazia (-31%) e Slovacchia (-20%) rispetto al 2022. Bene solo il Portogallo, dove si è constatato un aumento del 9% con una produzione di raccolto di poco inferiore a 10 milioni di ettolitri.
Dinanzi agli effetti dei cambiamenti climatici bisogna dunque tutelare il Vigneto Italia e coniugare le caratteristiche di produttività, di resistenza a patogeni e parassiti, di efficiente impiego delle risorse, con quelle di elevata qualità per il consumo e per la trasformazione. La ricerca agraria ha oggi a disposizione nuove tecnologie di miglioramento genetico che permettono di riprodurre in maniera precisa e mirata i risultati dei meccanismi alla base dell’evoluzione biologica naturale, raggruppate sotto la denominazione Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita). Tecniche che non implicano l’inserimento di Dna estraneo alla pianta. Per poter cogliere compiutamente queste nuove opportunità è necessario arrivare a una regolamentazione dei prodotti agricoli ottenuti da tali metodologie che oggi non trovano una adeguata collocazione a livello normativo comunitario.
E’ crisi mais, in 20 anni produzione dimezzata
Mais addio in Italia dove la coltivazione del principale alimento per mucche, maiali, polli, tacchini, oche e anatre si è dimezzata (-50%) negli ultimi vent’anni a causa dei costi di produzione, dei cambiamenti climatici e delle importazioni dall’estero che espongono l’Italia alle conseguenze delle tensioni internazionali come la guerra in Ucraina.
Il mais, base della dieta per gli allevamenti da latte e da carne che riforniscono di prodotti le dispense delle famiglie italiane, vive una crisi profonda con le superfici scese da 1,06 milioni di ettari nel 2000 a poco più di 500.000 ettari nel 2023 e la produzione di granella passata nello stesso periodo da 10,2 milioni di tonnellate a 5,2 milioni di tonnellate.
Con un patrimonio zootecnico di 6 milioni di bovini e bufale, di 8,5 milioni di maiali, altrettanti conigli e oltre 144 milioni di polli, tacchini, anatre e oche l’Italia ha un grado di autosufficienza, rispetto al fabbisogno nazionale di mais, di appena il 53%. Un deficit che viene coperto dalle importazioni che nel 2022 hanno raggiunto la cifra record i 6,9 miliardi di chili con un aumento del +30% rispetto all’anno precedente, mentre nei primi sette mesi del 2023 siamo già a 3,8 miliardi di chili importati dall’estero. In più gli eventi geopolitici, come la guerra in Ucraina dalla quale nei primi sette mesi del 2023 abbiamo importato oltre 1,2 miliardi di chili di mais praticamente raddoppiati rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Una tendenza che mette a rischio il futuro della Fattoria Italia che, con 55 miliardi di valore, vanta un patrimonio zootecnico di oltre 6 milioni di bovini e bufale, oltre 8 milioni di pecore e capre, più di 8,5 milioni di maiali, altrettanti conigli e oltre 144 milioni di polli nell’ambito di una straordinaria biodiversità delle stalle italiane con 64 razze bovine, 38 di capre e 50 di pecore, oltre a 19 di cavalli, 10 di maiali, altrettante di polli e 7 di asini. Senza dimenticare produzioni di eccellenza come Prosciutto di Parma, San Daniele, Grana Padano, Parmigiano Reggiano vincolate a mangimi e foraggi del territorio.